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a cura di Tilman Spohn, Capo Ricercatore per l’esperimento Heat Flow and Physical Properties Package (HP3) a bordo della missione InSight della NASA
(vedi https://www.dlr.de/blogs/en/authors/Tilman-Spohn.aspx)

Dopo dei cordiali auguri di “buona estate”, Tilman Spohn ci riassume la rimozione della Struttura di Supporto ed Assemblaggio (SSA) di HP3 avvenuta con successo all’inizio dello scorso luglio, allo scopo di esporre il penetratore MOLE e poter così facilitare il ripristino del suo viaggio verso il sottosuolo.
Si è visto così che MOLE è rimasto bloccato con ancora 5 cm del penetratore stesso fuori dal suolo, confermando i sospetti del team riguardo al fatto che MOLE si fosse bloccato subito dopo essere uscito dalle guide di SSA.
In particolare la larghezza del buco creato da MOLE (circa 6 cm di larghezza, ovvero due volte il diametro della sonda stessa) e la conseguente assenza di frizione con la sabbia marziana, sembrano confermare questa teoria. Infatti, le immagini ci mostrano come MOLE sia ruotato di 135° su se stesso in senso orario, causando inoltre un rimbalzo multiplo di SSA evidenziato dalle impronte lasciate sul terreno marziano dai piedini della struttura stessa durante le operazioni di martellamento del suolo. Sempre dalle immagini, si è visto come la cavità creata da MOLE fosse profonda circa 7-8 cm. Si è capito che era stato trovato uno strato di circa 5-10 cm di spessore di terreno solido o sabbia cementificata.
In luglio, si credeva che questo strato di “crosta solida” fosse facilmente frantumabile e si decise così di proseguire premendo il terreno circostante per causare un collasso del materiale intorno a MOLE allo scopo di aumentare la sua frizione con il terreno stesso. Sono stati eseguiti ben tre tentativi durante il mese di agosto, purtroppo senza riuscire a provocare un collasso totale ma solo parziale. Da questi tentativi si è arrivati alla conclusione che sotto uno strato spesso circa 1 cm di sabbia si trovava uno strato di “crosta dura” resistente ad un pressione di diverse centinaia di Chilopascal equivalenti a diversi chilogrammi per centimetro quadrato.
Il comunicato conclude dicendo che, a causa della congiunzione Marte-Sole e della conseguente assenza di comunicazioni con Marte, il team di InSight andrà in vacanza fino al 10 settembre. Nel frattempo Tilman Spohn penserà ad altre strategie per risolvere il problema, compresa l’eventualità di agire direttamente con il braccio robotico su MOLE, anche se l’operazione potrebbe mettere a rischio l’integrità dello stesso penetratore.
Dopo il 10 settembre, Tilman Spohn ci renderà nota la decisione finale che verrà adottata dal suo team.

Libera traduzione del post:
“Logbook entry 27 August 2019” https://www.dlr.de/blogs/en/desktopdefault.aspx/tabid-5893/9577_read-1090/

Considerazioni Personali:
Trovo veramente assurdo l’errore di progettazione di HP3 e di MOLE, basato sull’assurdo presupposto che il penetratore avrebbe incontrato solo sabbia soffice o al massimo qualche piccolo sassolino facilmente scalzabile.
Elysium Planitia, il luogo di atterraggio di InSight, è conosciuta come zona di origine vulcanica dove quindi a dispetto dall’aspetto liscio e regolare possono celarsi strati di roccia durissima subito sotto la superficie sabbiosa.
Come se non bastasse, Elysium Planitia è ricca d’acqua ghiacciata come si legge da Wikipedia:
“Una foto dell’Elysium Planitia scattata dal veicolo spaziale Mars Express nel 2005 mostra che potrebbe essere ricoperta da acqua ghiacciata. Si è stimato che il volume del ghiaccio possa avere un’estensione dagli 800 ai 900 km e una profondità di 45 m, molto simile come dimensioni di larghezza e profondità al Mare del Nord.
Si pensa che il ghiaccio sia frutto dei resti di alcune inondazioni di acqua e flussi di lava nelle Cerberus Fossae (Fosse di Cerbero), fessurazioni della superficie datate all’incirca dai 2 ai 10 milioni di anni fa.”
(vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Elysium_Planitia).
Quindi MOLE potrebbe benissimo aver incontrato anche un massiccio strato di ghiaccio!
In ogni caso, strato di ghiaccio o strato di roccia, nutro fortissimi dubbi che MOLE possa riprendere a perforare il suolo marziano e raggiungere i cinque metri di profondità prevista, semplicemente è stato progettato male o si è scelto il sito sbagliato solo per la facilità d’atterraggio.
Quando se ne renderanno conto???

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